MATCH POINT 

 

ROMA CAPUT MUNDI

 

Poche righe non bastano per descrivere la città che ho scelto come futura dimora per la mia pensione (quindi non ci andrò mai a vivere visto l’andazzo…).

Fra pochi giorni partirò alla volta della capitale per accompagnare la nostra squadra di serie A-1, impegnata contro la locale formazione (capolista) de Il Circolo, e sento già una particolare elettricità nell’ animo perché Roma ha sempre il suo fascino, a me piace tanto e vi manco ormai da molto!

Non so se farò ritorno a casa perché sono proprio innamorato della Città Eterna, quindi è probabile che chiederò asilo politico al Papa o al Sindaco Veltroni che sicuramente non mi cacceranno essendo io italiano di nascita… 

Per me Roma è sinomino di storia, della dolce vita, della “maggica” (anche se Falcao non c’è più!), ma in particolar modo è la capitale della goliardia, del mangiar bene e del saper vivere, una realtà diametralmente opposta al freddo nord produttivo ed iperattivo che poco spazio lascia alla fantasia, all’improvvisazione ed al buon gusto.

Certo Roma è anche sinonimo di politica, burocrazia, caos, lentezza e tanto altro (chiedere ai leghisti che possono esprimere concetti più seri rispetto ai miei), ma in questo mio breve editoriale parlo di Roma a modo mio, stop! 

Perché negarlo, a Roma arrivano turisti da tutto il mondo per vedere i musei, gli scavi archeologici, i negozi di Via Condotti, la Fontana di Trevi e il Colosseo; Roma è la natia patria di due miei attori preferiti Alberto Sordi e Carlo Verdone, capaci di accendere in me la passione per la città eterna che non a caso viene definita Caput Mundi, in quanto storicamente terminale di ogni etnia che si mescola alla quotidianità locale, dando vita ad un meltin’ pot ineguagliabile.  

Con il mio amico Simone spesso ci siamo ripromessi di andare un giorno ad assistere ad un derby calcistico tra Roma e Lazio all’ Olimpico, magari seduti vicino ad Antonello Venditti (e gridargli Graaaaaaazie Romaaaaa….) tempio atletico-calcistico per antonomasia dove gli dei del pallone natii del capoluogo diventano degli autentici eroi (alla stregua di Bruno Conti, Giannini, Di Canio e Totti) e dove i loro devoti ammiratori impazziscono di gioia o di tristezza a seconda dei risultati da loro determinati. 

Guardando la TV un giorno rimasi estasiato da uno striscione scritto da un deluso tifoso giallorosso all’indomani della non roboante campagna acquisti condotta dalla dirigenza della sua squadra del cuore che aveva appena preso un nuovo e sconosciutissimo giocatore brasiliano che portava il nome di un cantante nostrano. Sullo striscione il tifoso vi ha scritto molto sinteticamente il suo pensiero: “Con Cristian si vince……….il Festival di San Remo”. 

Così come rimasi impresso da alcune frasi memorabili del grande Alberatone nazionale in alcuni dei suoi celebri film come: “cori cori, ma n’do cori?” (nel senso di “chi te lo fa fare ad impazzire correndo come un matto se il destino è uguale per tutti), o come dalla famosissima: “lavoratoriiiiiiii………” seguito da una sonora pernacchia. 

In queste semplici ma significative frasi seppur espresse in contesti diversi vi è racchiusa tutta l’essenza romana, fatta di allegria, magnificenza, realismo e autoironia. E’ inutile arrabbiarsi o parlar male, Roma è fatta anche di queste cose, ma non è colpa sua se è stata l’epicentro di un grande Impero che ha dominato il mondo conosciuto per tanto tempo! Qualche altra città italiana può vantare un curriculum del genere per caso? E poi San Pietro nell’ antichità si è forse fermato a costruire la sua Chiesa a Brindisi (il mio amico Antonio non se la prenderà per questa mia frase) o a Cernusco o a Grisignano? No, quindi dobbiamo rassegnarci all’idea di Roma Caput Mundi punto e basta. 

Spesso penso che se Roma avesse un po’ di nebbia e qualche imprenditore iperattivo con la sua produttivissima “fabbricheeetta” da seguire sarebbe la città più rappresentativa al mondo in termini di italianità, un’ Italia dal grande potenziale, ma spesso male espresso, dove però il punto di forza comune è rappresentato dall’unicità, dal cuore e dall’imprevedibilità del proprio popolo conosciuto e riconosciuto in tutto il mondo non solo per pizza, mafia e  mandulille! 

Spero di non avervi annoiato con questi pensieri un po’ farneticanti, ma avevo voglia di farvi partecipi, fra poco preparo le valigie e marcio su Roma, anche se in questo caso non ci sarà il Re ad aspettarmi! Penso che mi accontenterei eventualmente delle chiavi della città, ma se sono fortunato mi daranno solo le chiavi dell’albergo in attesa che arrivi il grande Tsiokas da “little river” ossia l’ aeroporto internazionale di Fiumicino secondo lo slang di questo popolo unico, al tempo stesso invidiato ed erroneamente poco amato, ma dal quale credo che molto vi sia da imparare! 

Ciao Ragazzi, ci sentiamo al mio ritorno…..forse!

 

Francesco De Petra

 

 

Il Grandissimo Alberto Sordi

 

 

 

 

 


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