Intervista al Presidente Francesco De Petra
28-11-2017
Intervista a Francesco De Petra
Dopo numerose interviste fatte a giocatori, nuovi e di vecchia data, tocca al Presidente Francesco De Petra sottoporsi alle nostre domande.
Buongiorno Presidente. Partiamo dal passato. Cosa l’ha spinta a fondare il Tennistavolo Brescia? Quali sono state le principali difficoltà?
Innanzitutto grazie per questa intervista, fatta da Voi amici per me ha un grande valore, pertanto rispondo volentieri e apertamente. Dunque, cosa mi ha spinto a fondare questo club? Innanzitutto la voglia di realizzare qualcosa di nuovo nella nostra città che all’epoca (1999), pur avendo dei validi giocatori non aveva una società strutturata e forte, così, stanco di girovagare, prestando i miei servigi altrove, ho chiesto a due cari amici cosa ne pensassero di darmi una mano per fondare una associazione e dare lustro alla nostra città. Lo chiesi quasi per scherzo, senza nessuna pretesa o velleità a due amici e colleghi che col tennistavolo non avevano nulla a che fare e la risposta ricevuta da Gigi Gaggia e Simone Spada fu unanime e spiazzante: “Perché no?!” e questo la dice lunga sul valore di queste persone che sempre mi hanno dimostrato rispetto, sensibilità, sostegno e affetto come sempre hanno fatto anche Beppe Romano, Claudio Orlini, Daniele Curcio e Mister Nobili. Da allora non mi sono mai fermato e la storia è scritta nel sito (www.asttbrescia.it) ed è leggibile da parte di tutti; comunque eravamo pieni di entusiasmo, progetti, idee, ma zero risorse e mettemmo prima mano ai nostri portafogli per dare il la a tutto e da li partimmo alla grande, ramificando a tutti i livelli conoscenze, know-how, risorse, immagine e stile. Nel giro di pochi anni, oltre a Brescia, realizzammo realtà locali a Palazzolo sull’Oglio, Chiari e Iseo! In realtà, se ci ripenso, abbiamo realizzato un folle sogno in pochissimo tempo senza rendercene conto e questo sogno oggi, dopo ben 18 anni, è una realtà viva e sana, strutturata per avere un futuro anche senza di me.
Siete partiti dalla serie D-2 e di anno in anno siete continuamente saliti fino alla serie A-1. Qual è il segreto del Vostro successo?
In realtà partimmo dalla D-1 nel 2000/2001 in quanto ci fu risparmiata la serie D-2 dato che io, Beppe Romano e Claudio Orlini (i miei inseparabili compari) fummo ritenuti “impresentabili” (ossia troppo forti) nella serie più bassa, essendo quello un campionato di promozione e da li, anno dopo anno, abbiamo vinto tutti i campionati (tranne il primo anno di A-2 nel 2004/2005 dove arrivammo terzi). Non abbiamo mai comprato i diritti di alcuna serie (a differenza di ciò che fanno e hanno fatto in tanti) perché ogni anno strutturavamo le nostre formazioni per vincere ed arrivare in alto, sino alla semifinale scudetto del 2008/2009. Fu l’anno migliore della nostra società, con la RAI che seguiva le partite, oltre alla stampa ed alle TV locali, una squadra grandiosa, guidata dall’indimenticato coach Dragan Petrovic e composta da grandissimi campioni come Ntaniel Tsiokas, Rui Zhao e Max Mondello, il miglior giocatore italiano di tutti i tempi. Da allora mai nessun altro club bresciano a livello maschile ha mai fatto meglio di noi ed anche questo è un dato di fatto, anche se nel 2010 abbiamo deciso di abbandonare la massima serie. Nonostante ciò, ancora oggi il nostro sport a Brescia viene associato al mio nome ed al nostro club visti i numerosi riconoscimenti ricevuti a livello istituzionale e sportivo!
Di contro sappiamo anche che avete dovuto rinunciarvi e ripartire da una serie inferiore. Come ha reagito?
Semplicemente era finito un ciclo, anche noi dirigenti non avevamo più tanto tempo e soprattutto tante risorse da dedicare, in un contesto economico come quello di allora che ha visto e vissuto una grave crisi che ancora oggi si ripercuote ovunque e questo ci ha fatto correre ai ripari senza drammi e consapevoli di ciò che stavamo vivendo. Abbiamo pensato al club e non a noi o al prestigio che forse avremmo perso, abbiamo pensato che sarebbe stato ugualmente bello mantenere il nostro stile a testa alta anche in una serie inferiore, ma soprattutto abbiamo voluto mantenere intatti i nostri valori fondanti come l’ amicizia, il reciproco sostegno ed il divertimento. C’è chi lo ha apprezzato e chi no, ma chi è con noi da quasi vent’anni sa tutto! A livello personale inoltre ho dovuto pensare anche ai miei gravosi impegni familiari, pertanto abbiamo deciso di ripartire dalla B-1, tirando un po’ il fiato, anche se poi il destino, ma soprattutto la nostra bravura, ci ha fatti risalire ancora in A-2 per due anni! Insomma, il nostro livello era ed è ancora quello!
Aveva deciso di ritirarsi invece diverse vicissitudini l’hanno fatta continuare. Quali sono state le motivazioni?
Nel 2014 ho giocato il mio ultimo campionato in Serie A-2 (con i mitici Paolo Gusmini e Vladimir Dragic), consapevole che mi sarei ritirato a fine stagione (finita al 4°posto!) per affrontare una nuova vita familiare, ma queste condizioni poi non si sono avverate a causa della follia di chi mi era affianco in quel periodo e continuare a giocare fu l’unica soluzione per non cadere nella disperazione. Fu un momento duro, una partita della vita giocata con il cuore distrutto (Claudio Orlini e Stefano Pontiggia lo sanno molto bene), ma vinta alla grande, da campione! Anzi permettetemi di ringraziare in questa sede quella persona perché senza quel trauma non sarei diventato migliore di prima e con al mio fianco una donna stupenda come la mia Irina che mi ha sempre sostenuto con dedizione, intelligenza e affetto. Non ho vergogna nell’affermare tutto questo perché è la verità e chi mi conosce davvero sa che a me piace essere sempre sincero, a differenza di alcune persone invece che vivono con le “maschere”.
Come in tutte le società e tutti gli sport gli atleti vanno e vengono. C’è qualcuno che rimpiange più di altri? Cosa vorrebbe dire a chi se n’è andato?
Ho voluto molto bene a tutti i giocatori che sono passati di qui, li abbiamo sempre trattati tutti bene, ma in particolare siamo legati a coloro che hanno lasciato un segno indelebile del loro passaggio e che per me sono sempre come fratelli e mi riferisco in particolar modo a uomini come Mario Cuzzoni, Gianfranco Dell'Omo, Vladimir Dragic, Paolo Gusmini, Fabio Andreoli e Max Moisseev, sei campioni veri, sei persone che vorrei sempre vicino a me perché anche da lontano non hanno mai fatto mancare il loro sostegno ed a loro dico sempre grazie con sincerità ed affetto. Poi ci sono due persone, più giovani, alle quali sono molto legato come Pasquale Sanvitale e Davide Rossini (il mio figlioccio), li ho visti crescere e diventare forti, sono ragazzi in gamba che non potrò mai dimenticare ed ai quali voglio molto bene. A coloro invece che se ne sono andati senza nemmeno salutare posso solo augurare di ritrovare la propria coscienza un giorno e farci i conti, perché nella vita raccogli ciò che semini ed io lo so molto bene (per i credenti leggasi la Bibbia nella 2^ lettera ai Tessalonicesi capitolo 1, paragrafo 6!).
Durante la Sua carriera ha sicuramente vinto dei titoli. Qual’ è stato il più importante e quale ricorda maggiormente?
Campionati Italiani 2^ Categoria di Conversano (BA) del 2009: ero andato più che altro per fare una vacanza nel mio paese di origine (in realtà sono nato a 10 km da li, a Rutigliano per l’esattezza!) e dove vado ogni anno in villeggiatura, non mi sentivo molto preparato ed invece sono tornato con un quinto posto meraviglioso dopo aver battuto, tra gli altri, due campioni come Mutti e Pavan. Ricordo ancora i visi stupefatti dei miei amici Daniele Curcio ed Antonio Montanaro, erano pazzi di gioia ed al tempo stesso increduli di ciò che avevo realizzato, il pubblico mi tributò un boato incredibile dopo la stupenda vittoria con Leo. Mutti (allora fresco di medaglia d’oro agli Europei giovanili); avevo 41 anni ed in quel momento mi sentivo paradossalmente sereno, non agitato, né euforico, tant’è che nei quarti di finale, sicuramente appagato del risultato, presi una mazzata da Paolino Bisi che poi vinse la finale! Ma il risultato fu fantastico perché suggellò per sempre la mia carriera nella quale ho vinto tanti titoli provinciali, regionali e qualche medaglia ai nazionali (in doppio). Questo sport mi aiuta a migliorare spiritualmente e tatticamente e quel risultato mi aiutò ad infondermi maggiore fiducia in tanti ambiti della mia vita, aiutandomi a superare soprattutto i momenti difficili che negli anni a venire si sono palesati. Spesso mi domando “se avessi fatto solo il giocatore avrei vinto di più?” Forse no, perché dirigere e poi allenare e poi seguire tanti campioni e tanti giovani mi ha arricchito sotto tanti aspetti e questo mi è servito più di tanti allenamenti al tavolo, ecco la mia ricchezza vera sta proprio nell’aver imparato tanto da tante persone cosi diverse.
Quest’anno gioca la serie C-2 con l’amico di una vita, Claudio Orlini e Sonia Mor. Come sta andando?
Benissimo direi! Siamo primi, ma soprattutto siamo una famiglia che si gode ogni attimo sportivo vissuto insieme, con serenità, entusiasmo, divertimento ed intelligenza. Claudio ed io giochiamo insieme da ben 40 anni, io ne avevo 10 e lui 14 quando abbiamo iniziato insieme all’ oratorio cittadino di S. Lorenzo insieme ad un altro grande amico Giampaolo Perri. Ci siamo sempre divertiti un sacco, ce ne siamo anche dette sempre di tutti i colori, come due fratelli veri però ci siamo sempre aiutati ed abbracciati (mai menati!), dando valore alle persone che siamo e non ai giocatori che interpretiamo in campo ed è questo che ci unisce da sempre. Sonia poi è il prodotto del nostro lavoro e della sua perseveranza, è una ragazza fantastica, volenterosa, tosta, gentile ed educata. Per noi non importano i suoi risultati, ma la dedizione che esprime fuori e dentro il campo, è un valore aggiunto notevole, ha giocato in serie A-2 altrove, facendo sempre tanti sacrifici, ma in silenzio e con determinazione. Chiunque vorrebbe una persona come lei e noi siamo semplicemente orgogliosi di averla con noi. Sono sicuro che vinceremo il campionato ed andremo ai play-off anche grazie al suo contributo, d’altronde giocare a livello maschile, per una donna, non è assolutamente facile, ma lei ha avuto il coraggio di farlo, rinunciando alle lusinghe di qualche team femminile di serie A e questa la dice lunga sulla Mor e sul suo valore!
Come riesce a dividersi tra vita privata, tennistavolo giocato (con grandi risultati!!) e presidenza?
Semplice, ho un cervello multitasking (ndr. ride!). Applico nello sport ciò che ho imparato a livello professionale e nella vita: ossia organizzazione, lungimiranza, determinazione, collaborazione, empatia, attenzione selettiva ed un po’ di sana goliardia. Ormai le mie figlie Susanna e Letizia sono maggiorenni e sanno comunque di avere un papà, seppur impegnato su più fronti, sempre molto attento alle loro esigenze, quindi mi “controllano” a distanza, in più la mia signora mi accompagna sempre ad ogni appuntamento sportivo perché non riusciamo a stare lontani l’uno dall’altra, addirittura lei è diventata quasi una coach incredibile con tutti noi. Irina in panchina è ormai una certezza per tutti e senza di lei c’è un vuoto incolmabile, soprattutto quando si tratta di sgranocchiare cioccolatini ed altre prelibatezze. Cmq alla vigilia dei 50 anni è ovvio che i miei appuntamenti sportivi sono mirati e non più full-time come un tempo perché non ne ho più la voglia e, diciamocelo, nemmeno più le forze. La famiglia è certamente più importante, ma i miei impegni li mantengo e li sviluppo in una maniera più accorta rispetto al passato dove spesso mi sono speso molto ed a volte inutilmente.
Sicuramente è una persona multitasking. Ci parli un pò dei suoi interessi al di fuori del tennistavolo.
Oltre al lavoro, che mi impegna molto, sono diventato uno studente biblico. Ho imparato molto dalla parola di Dio, mi ha aiutato ad avere un equilibrio interiore maggiore; inoltre non disdegno letture di varia natura, tra cui privilegio quelle sulla mente umana. Imparare tutte queste cose per me è stato fondamentale per andare avanti e capire maggiormente il valore della vita, sono argomenti sui quali ognuno di noi, per il proprio benessere e quello altrui, dovrebbe soffermarsi e riflettere.
Quali sono gli obiettivi per il prossimo futuro?
Sportivamente riportare ad un buon livello tutto il nostro club, senza sprecare risorse, divertendoci tutti insieme meglio e più di prima; mentre a livello familiare essere un punto di riferimento sempre presente ed attivo per i miei cari, sto raggiungendo il mezzo secolo di vita quindi sono obbligato ad essere più saggio sotto tanti punti di vista, altrimenti a chi e a cosa potrei essere utile?
Cosa vuole dire ai suoi tifosi?
Non sapevo di avere dei tifosi!? Comunque a tutti coloro che mi vogliono bene dico sinceramente grazie di tutto perché è grazie al vostro supporto ed alla vostra energia positiva che si attrae il bene e questo non fa altro che migliorare gli ambienti e le persone che vi dimorano.
Ancora grazie per l’opportunità che mi avete concesso con questa bella intervista è sempre bello dialogare con chi vuole ascoltare.
Ciao
Difficile racchiudere una carriera di 40 anni in poche domande ma penso che il “DePe” sia stato molto esaustivo con le sue risposte.
Grazie Presidente, buona continuazione di campionato!

Francesco con il premio donatogli dalla società
Una vittoria si squadra